L’importanza del gioco

Il gioco rappresenta per i bambini la forma di apprendimento più elementare. Giocando si sviluppano competenze affettive, sociali, motorie e cognitive.

Ciò che il bambino impara attraverso il gioco gli servirà per tutta la vita. A tale scopo il piccolo ha bisogno di stimoli, di oggetti come i giocattoli e dell’opportunità di sperimentare. Giocando esercita comportamenti che più avanti metterà in pratica in modo mirato. Il lattante, ad esempio, imita i suoni della voce dei genitori, perché si diverte. Nel contempo però questi esercizi di emulazione contribuiscono a porre le basi del linguaggio. Tutte le esperienze che il bambino raccoglie con il gioco sono importantissime per il suo sviluppo. Giocando il piccolo non rincorre uno scopo specifi co né punta a un obiettivo ben preciso, bensì desidera vivere un’esperienza unica e personale.

Alla scoperta del mondo

Giocando il bambino tocca con mano il mondo che lo circonda e impara a comprendere sé stesso, gli eventi e le situazioni, le osservazioni e le esperienze compiute. Durante il primo anno di vita il neonato mette in bocca indistintamente qualsiasi oggetto: sassolini, sabbia, posate o animali di peluche vengono «assaggiati» ed esplorati accuratamente. Verso la fi ne del dodicesimo mese, oltre a ispezionare tutto quanto con mani e bocca, comincia a osservare le cose attentamente e sempre più spesso. A questa età il bambino conosce già moltissimi oggetti e materiali e capisce il nesso tra semplici azioni. «Se lascio cadere il cucchiaino, non ritorna al suo posto da solo.» Queste esperienze colpiscono il neonato al tal punto da spingerlo a voler ripetere il suo gesto innumerevoli volte. Il piccolo si diverte un mondo a lanciare oggetti dal seggiolone, uno spasso che richiede una buona dose di pazienza da parte dei genitori. Nella fase evolutiva del primo anno di vita riveste una grande importanza anche il gioco del cucù grazie al quale il neonato impara che non tutto ciò che non si riesce a vedere è effettivamente scomparso. Ad
esempio, la mamma è andata in bagno, ma è comunque ancora molto vicina. Questa azione di comparsa-scomparsa dietro un telo o dietro una porta si trasforma crescendo nel gioco del nascondino.

Imparare dagli altri

Se fi no a un anno viene posto in primo piano lo scambio tra il piccolo e i suoi genitori, dal secondo anno di vita in poi acquistano sempre più importanza i contatti con gli altri bambini. «Quando manca questo contatto, il bambino lo pretende dalle persone di riferimento, che però non lo soddisfano per nulla o solo a stento», spiega il professor Remo Largo, medico pediatra specializzato nello sviluppo del bambino e autore del bestseller «Primi anni, primi passi». Per gli adulti è diffi cilissimo se non impossibile sostituirsi ai compagni di gioco. È interessante notare che fi no a tre anni il bambino apprezza il contatto con i suoi coetanei pur non riuscendo ancora a giocare e a relazionarsi con gli altri. «I bambini giocano per conto loro, ma si osservano e imparano uno dall’altro», asserisce Remo Largo.

Immedesimarsi

Tra i tre e i cinque anni i giochi di ruolo diventano ancora più importanti. Il bambino riproduce scene della vita quotidiana assumendo di volta in volta ruoli diversi. Dai due ai quattro anni sono i personaggi fantastici e il mondo delle favole ad affascinarlo maggiormente. In questa fase magica, che può durare fi no all’età scolastica, fate, maghi e streghe diventano creature reali. Attorno ai quattro anni, il piccolo è già capace di identifi carsi con gli altri.

Giochi all’aperto

In mezzo alla natura il bambino può cimentarsi a scavare nella terra, osservare le chiocciole o giocare con l’acqua. «La natura stimola tutti i sensi del piccolo», spiega Remo Largo. Giocando all’aria aperta il bambino impara inoltre che le sue azioni, come ad esempio saltare in una pozzanghera o lanciare un sasso nello stagno, producono un effetto. Non da ultimo, fuori casa il bambino sfoga al meglio la sua voglia di movimento.

Pronto per la scuola

I bambini che nei primi anni della loro vita hanno ricevuto molti stimoli o sono stati frequentemente coinvolti (ad esempio dando un aiuto in casa), iniziano la scuola più preparati di coloro che invece hanno trascorso molto tempo a giocare da soli nella loro cameretta o davanti al televisore. Il bambino impara più facilmente se quando gioca si diverte. Oltre ai genitori, per la formazione precoce del bambino è fondamentale anche il ruolo degli asili nido e dei gruppi di gioco. Qui il piccolo ha l’opportunità di giocare con gli altri bambini, correre all’aperto, dedicarsi ai lavoretti manuali, osservare, cantare e immergersi nel mondo della fantasia. «Queste esperienze valgono molto di più di un corso di balletto, perché i bambini piccoli imparano enormemente dagli altri. Potrebbe sembrare un’affermazione di estrema durezza, ma è proprio così: anche la migliore mamma del mondo non potrà mai sostituire i compagni di gioco», spiega Remo Largo.

Consiglio: Divertirsi per pochi spiccioli

Perché continuare ad acquistare giocattoli? In Svizzera esistono circa 400 ludoteche presso le quali è possibile prendere in prestito giochi per bebè, bambini piccoli, bambini in età scolastica e addirittura adulti. L’offerta è sempre ricca e spazia dai cubetti per le costruzioni ai giochi di società, via via fi no al monopattino e alle ultime novità del mercato. Molte ludoteche offrono inoltre un servizio di consulenza e fungono da luogo d’incontro per genitori e bimbi. Al sito www.ludo.ch trovate la ludoteca più vicina a casa vostra.

Filed under: Sviluppo

by

Autrice: Susanna Steimer Miller è giornalista ed è specializzata in argomenti relativi alla gravidanza e alla nascita, nonché alla salute, all'alimentazione, allo sviluppo e all'educazione dei bambini nei primi cinque anni di vita.